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dugia,accresce le difficoltà, anche altrui, senza dubbio; chi fa, le scema. — Ondechè in tutte le difficoltà sono in questa materia come in altre cose italiane, nuove ragioni di far quel poco, ma tutto quel poco che pur si può onestamente fare.
Accenniamo ora alciini temperamenti che sarebbero acconci all’uopo di superare molle di quelle difficoltà.
E fuori di dubbio che la ben intesa combinazione d’una rete italica di strade ferrate successivamente eseguita mirabilmente gioverebbe all’assunto, perchè produrrebbe il risparmio di linee
Dalla relazione di lui risulta che le vie ferrate debbon colà costare una spesa molto minore che in Europa, e che anche adottate le tariffe inglesi più care, l’economia sulle spese attuali di viaggio, enormi colà sì per le merci, che per le persone, sarebbe ancora assai ragguardevole. Un’altra relazione dell’ingegnere Vignoles tratta dei mezzi di superare gli ostacoli che incontrerebbe tuttavia l’assunto. Siffatti ostacoli sono:1.° Le pioggie e inondazioni. 2.° L’azione continua dei venti violenti, e d’un sole verticale. 3.° I disastri prodotti dagli insetti e dai vermi sui legnami e terrapieni. 4.° Gli effetti della vegetazione spontanea de’ cespugli sul terreno, e sui detti terrapieni. 5.° Le parti del paese aperte, e non protette per cui debbe passare la strada. L’ingegnere Vignoles suddetto in quella sua relazione sembra non disperare di vincere tali difficoltà, e lusingarsi di poter anzi riuscire nell’intento colle sue proposte. La sua linea andrebbe da Bombay a Madras, con molte diramazioni. — Avrebbe 2,090 kilometri. Dovrebbe costare solo 150 milioni di franchi. Si presume che renderebbe l’8 ½ per %, contando il solo porto delle merci. Un’altra compagnia si è anche formata col capitale di 100 milioni per altre strade. Essa ha per ingegnere il suddetto signor Macdonald Stephenson (Vedi Moniteur Universel; 26 maggio 1845, N.° 146, che ha ricavate tali notizie dal giornale delle vie ferrate pubblicato a Parigi). L’Italia sola, ripetiamolo ancora, sarà essa l’ultima nella gara dovunque sorta d’aprire quelle nuove vie? Sebben posta nella migliore condizione, per trascuranza, per difetto d’avvedimento, di concordia e di mezzi, si lascierà essa oltrepassare da popoli che sono ben lontani dall’avere uguali condizioni di luogo, di civiltà, di istruzione ed anche di ricchezza? E coloro che possono volgerla allo scopo comune, e farglielo conseguire, vorranno essi assumere un carico di coscienza sì grave, che alle più tarde età non passerebbe inosservato? No, noi non possiamo crederlo? perchè sarebbe anche il dubbio un’ingiuria troppo grave, certo non meritata!