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s’affrettano ad accogliere cotesto nuovo sistema di comunicazioni; e vediamo a tal fine intenti, non tanto i governi i cui ordini poggiano sul maggior concorso de’ cittadini al governo medesimo, quanto anche quegli altri in cui questo concorso è minore, e l’autorità legittima trovasi in mano di pochi ridotta, senz’altro controllo. Anzi vediamo che in taluno di questi governi le provvisioni relative, atteso il minore incaglio che incontrano di un più scarso numero di volontà deliberanti (dalle quali volontà talvolta derivano effetti pregiudicievoli all’interesse dell’universale), cotesto interesse meglio scorgesi curato.

La conclusione di questa parte del nostro discorso, che abbiamo fin qui riservata, onde più opportuna riuscisse ed a qualunque Stato che ne abbisognasse per avventura fosse inoltre applicabile, ci pare esser questa: Che, mentre tutto l’orbe incivilito adotta le nuove vie di comunicazione, anche per coloro che più sarebbero esitanti sulla reale ed intera utilità di esse dovrebbe chiamarsi gravissimo errore di governo il non entrare nello stesso sistema. Perocché, mentre da una parte si rinuncia incautamente ai vantaggi ch’esso può procurare, anche ridotti di tutto ciò che le illusioni della opinione favorevole per quelle vie può immaginarsi di men fondato; dall’altra per scansare perìcoli insussistenti, od almeno facilissimi a prevedere ed a rimediare, s’incontrano pericoli ben più gravi, che possono recar danni maggiori accora di quelli temuti.

Da retto fine soltanto mossi, noi abbiamo creduto fosse dovere d’uno scrittore coscienzioso di entrare in cotesti particolari, coll’onesto intendimento di persuadere, chiunque fosse ancora esitante nell’accogliere una novità, la quale però a primo aspetto comprendiamo abbia potuto muovere a qualche dubbio. Ci lusinghiamo pertanto che i ragionamenti esposti troppo evidenti e chiari, perciò troppo facili ad intendersi da chiunque sia di sufficiente criterio dotato, e da intenzioni rette del pari animato sol pensi quindi ad osservare il proprio mandato di curare la prosperità de’ sudditi, varranno a conseguire lo scopo che dettò il nostro lavoro; quello di vedere l’Italia intera non esser l’ultima ad entrare nel nuovo sistema di comunicazioni dall’umano ingegno ideato.