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via commerciale antica dall’Europa all’India, finche da Alessandria a Suez non si avrà, com’ebbero gli antichi, una stabile via di comunicazione.
L’esistenza d’un antica via navigabile per l’istmo di Suez resulta da riconoscimento d’ufficio, autentico e scientifico. D’altronde ci è da indicazioni storiche comprovata; e se le seguite modificazioni de’ luoghi, la distruzione operata dagli elementi, la barbarie flagrante, fecero perdere all’Egitto quel proficuo mezzo di comunicazione: non sembrerebbe impossibile di ripristinarla. E tanto più fondata a’ dì nostri sarebbe tale fiducia, che i perfezionamenti dell’arte concedono d’arrivare a più pronti, men costosi e più sicuri resultati 1.
- ↑ È noto che durante l’occupazione francese l’ingegnere LePère, guidato dalle indicazioni lasciateci da Erodoto, da Strabone, da Diodoro Siculo, da Plinio, da Ptolomeo, come da Quinto Curzio, e dallo storico arabo Elmacin, accertò l’esistenza d’un antico canale che univa il mar Rosso al Nilo, dapprima da Menfi fino a Climas, cominciato dal gran Sesostri; e nel seguito per opera e cura di Dario, figlio d’Istaspe, e di Ptolomeo Filadelfo, che lo fece compiere, dal ramo Pelusiano del Nilo sotto a Bubaste, non lungi dal Delta, fino ad Assinia, città situata sul punto più settentrionale del Golfo Arabico, attraversando il lago Amaro.
La grand’opera della spedizione d’Egitto, fatta pubblicare dal governo francese, contiene la relazione del Le Pére, ed i suoi progetti di ripristinamento dell’antico canale, per cui a suo credere avrebbe bastato la somma di diciasette milioni di franchi. Della quale valutazione è lecito dubitar grandemente, quando si facesse un canale come l’antico, così largo e profondo da porgere non solo l’accesso alle navi di maggiore portata, ma anche da permettere il cambio di esse nell’andare e venire da Suez a Pelusium.
L’apertura d’un vasto canale è più desiderata non solo dai naviganti, ma anche dai molti governi nel rispetto politico, perchè si reputa quello più comune all’universale, e meno soggetto alle influenze d’una politica preponderanza, la quale venisse a rendersi padrona della strada ferrata.
Egli è a questo fine che voglionsi appiccate pratiche col bassà d’Egitto per l’apertura in discorso. Ma oltre all’immensa spesa che certo sarebbe per derivarne, ripetesi che la difficile conservazione, della quale l’antico canale, dalle sabbie invaso, ci porge esempio, è in un’epoca, come la nostra, positiva, un ostacolo insuperabile; ondechè prevarrà certamente, a nostro credere, la via ferrata. — Oltre all’opera predetta Expédition en Égypte, ed agli storici antichi preallegati, ove si voglia più a lungo studiar l’argomento