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incessanti fermate per l’esercizio delle cautele politiche e daziarie ch’ogni governo ha diritto di prescrivere per sicurezza di Stato, come a scanso di frodi doganali; ondechè tornerebbe quasi interamente fallito il beneficio della sperata economia di tempo.
Rammenteremo, finalmente, l’opposizione preveduta d’alcuni de’ governi che dovrebbero consentire all’opera.
Riepilogando adunque il fin qui detto sulle vie ferrate ideate o da idearsi negli Stati estensi, occorre più brevemente notare;
1.° La prolungazione della linea bolognese verso la parmigiana per gli Stati preallegati essere una necessita; la quale quando non venisse soddisfatta, renderebbe, per l'interruzione che ne risulterebbe, la speculazione di quelle due linee molto meno vantaggiosa, per non chiamarla probabilmente perdente, quando le dette due linee fossero ridotte all’importanza molto esigua di due linee di commercio interno, e non di quello estero, atto ad assicurare un ricco e molto esteso transito per que’ luoghi dalle più lontane regioni dove si estende il traffico.
2.° Cotesta necessità consigliare alle due società bolognese e parmigiana, e specialmente alla prima, di non ommettere sforzo per conseguire siffatto intento.
3.° La concessione che esaudirebbe un tal voto, essere dei pari nella convenienza d’ogni interesse ben inteso del governo estense, al quale in difetto potrebbe succedere di vedersi segregato da ogni relazione commerciale in cotal parte della Penisola, con danno non solo de’ privati traffici, ma anche de’ prodotti del fisco. Questo, invece, concedendosi il passo, aver certezza di accrescere la propria rendita in ragione dell’aumento naturale delle consumazioni che ne avverrebbe, mentre, negandolo, vedrebbe scemare la rendita medesima in ugual ragione del minor numero de’ passeggieri e delle merci trasportate.
4.° La concessione in discorso potersi agevolmente combinare colle cautele politiche e daziarie richieste dalla sicurezza dello Stato e dall’interesse della finanza.
5.° I prodotti sperabili dall’esercizio di cotesta linea, quando quelle cui metterebbe capo fossero nell’estensione loro compiute, consigliare per ogni verso al governo estense, o di assumere