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sardo mentre, lo mossero a provvedere frattanto largamente il proprio dominio d’ottime vie ordinarie, gli fecero da molti anni pensare seriamente ai mezzi d’avere strade ferrate. A tal fine accoglievansi dal 1834 ni 1837 varie domande di privati speculatori, tendenti a costrurre ed esercitare una strada ferrata tra Genova e il confine lombardo, con diramazione verso Torino e il lago Maggiore. Se non che, temendo che quelle domande fossero, come altrove, occasione a speculazioni d’ aggiotaggio, prima di risolversi al proposito, l’autorità giudicò conveniente di fare studiare per bene la cosa,’ non solo nel rispetto tecnico, onde accertarne la possibile esecuzione, ma eziandio nel rispetto politico, strategico e commerciale, onde conoscerne la convenienza.

4-° A quest’effetto eleggevasi nel 1837 una commissione per istudiar l'argomento, ed opinare intorno ad esso. La relazione di quel consesso dimostrò conveniente l’assunto, quando da’ periti fosse riconosciuto possibile, ed allora emanarono le RR. PP.10 settembre 1840, le quali accordavano ad una società genovese la facoltà di fare gli studi per una strada ferrata da concedersele poi, approvato che ne fosse il progetto, a certe privilegiate condizioni, escluso pero sempre qualunque affidamento di concorso diretto per parte del pubblico erario, ed ammesso soltanto quello indiretto d’alcune esenzioni daziarie.

5.° Compilatisi i permessi studi prima dall’ingegnere Porro, poi dall’ingegnere Brunel, si riconobbe possibile l’esecuzione dell’opera. Ma richiesto iteratamente dalla società al governo un ragguardevol concorso, malgrado il proclamato contrario diffidamento contenuto nelle RR. PP. 10 settembre 1840, era ovvio che si deliberasse intorno alla probabile maggiore convenienza che il governo potrebbe avere d’assumere egli stesso l’impresa, come, con molto vantaggio, si è in altri Stati fatto.

6.° Quindi con legge del 18 luglio 1844, venne decretato doversi costrurre una strada ferrata da Genova a Torino per Novi, Alessandria ed Asti; da questo aversi a diramare al punto d’Alessandria un’altea linea, la quale, passato il Po verso la Lomellina, volgesse a Novara ed al lago Maggiore; riservarsi d’ordinare