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I magistrati sanitari di Genova e di Toscana modificarono recentemente le regole loro, nel senso delle disposizioni date dalla Francia: non così quelli degli Stati Pontificii e delle Due Sicilie; ne’ primi nulla essendosi innovato, e ne’ secondi essendosi anzi ristrette con maggiori vincoli le cautele.
Ferve ora appunto al proposito delle quarantene preallegate un’acerba polemica tra due opposte opinioni. Gli uni dal solo vantaggio attuale del commercio mossi, o memori fors’anche della noia provata dal subito sequestro in quarantena, abbracciata senz’altro con fervore la nuova teorica del nessun contagio della peste ed altre malattie, prima riputate attaccaticcie, vorrebbero aperti i Lazzaretti, soppressa ogni quarantena, tralasciata in somma qualunque sanitaria cautela fin qui usata col mezzo della segregazione e con sommo rigore. Gli altri, invece, memori ancora delle terribili stragi menate dalla peste bubonica, dalla febbre gialla e dal cholera, sostengono imprudentissima qualunque novità alle antichissime regole e cautele delle quarantene, e vaticinando poter derivare dall’infrazione di esse le più terribili consequenze di nuove invasioni, gridano ai governi ed ai popoli d’astenersene 1.
Ma la natura intraprendente ed arrischievole degli uomini; — la tendenza di molti fra essi alle novità; — l’avidità del guadagno in generale; — ― la facile dimenticanza di passate o non vedute disgrazie, e finalmente l’imitazione talvolta ineluttabile dell’altrui contegno, sono tante cause per cui gli antichi rigori sanitari vennero successivamente scemando, e trovansi ora quasi al nulla ridotti là dove il tempo del viaggio viene compreso nella quarantena.
Quale delle due sentenze sia la più sicura, noi non diremo per ora: perocché dubbi ancor sono i resultati delle indagini scientifiche fatte per accertare se esista o no in que’ malori il principio contagioso, e per qual tempo conservi la facoltà dell’incubazione.