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Questa proposta variava interamente la condizione della pratica.

Ignorasi quale fosse il parere esternato dalla commissione preallegata, perchè non fatto di pubblica ragione; se non che si fecero note, le determinazioni del governo con due, successive regie lettere patenti del 18 luglio 18944 e del 13 febbraio 1845.

Colla prima si fissano definitivamente le linee governative o maggiori di Strade ferrate ne’ regii Stati sardi di terraferma.

Colla seconda è statuito, che codeste linee saranno eseguite per opera, cura e conto diretto del governo, esclusa così ogni concessione d'ess alla privata industria, salva l'ndennità che di ragione, per le spese utili fatte, alla società genovese, colla quale non venne così, pei motivi in quella legge 13 febbraio accennati, chiuso il patto eventuale prima inteso, attese le nuovamente proposte condizioni.

    rocchè, se si eseguissero daddovero i progetti verso Bologna, per la via della Porretta, e verso Panna per quella di Pontremoli, dagli speculatori toscani e lucchesi ideati, si comprende che si richiederebbero somme tali da compensarsi difficilmente con adequato profitto. Quindi è che non cesseremo dal chiamare meno prudenti cotesti progetti, l’uno de’ quali duolci veder approvato dall’autorità superiore, come quello della maremma toscana; del quale progetto la Gazzetta di Torino, del 20 aprile, ci annuncia già trafficarsi le promesse d’azioni col premio del 3 ½ per %, perchè prevediamo che quelle strade non si faranno; che le promesse d’azioni, dopo un giuoco fugace, scapiteranno; che gli azionisti, vedendo ineseguiti i lavori, ricuseranno il pagamento delle rate d’acconto, e le società falliranno, restando il solo guadagno di qualche premio lucrato dai fondatori sulle azioni beneficiarie, sempre prelevate, e la molta perdita di coloro che presteranno credito ad essi, senza che l’universale n’abbia il menomo profitto. Gli speculatori di borsa, e coloro che sono troppo facili a prestar credito alle asserzioni loro, contenute negli spacciati programmi, chiameranno troppo timidi i nostri pensieri; fors’anche li diranno retrogradi, contrari al geperale progresso. Noi consentiam per ora a subire questa taccia; ma ne appelliamo al tempo, il quale non dubitiamo proverà fondati, pur troppo, i nostri vaticini; perché, sebben divoti alla causa del beninteso progresso sappiamo discernerlo da ciò che invece è giuoco imprudente e danno gravissimo sì morale, che economico.