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vore venisse in suo soccorso, mercè specialmente dell’addomandata garanzia d’una rendita, corrispondente al frutto del capitale impiegato nell’acquisto delle azioni.
Ma il presidente della Camera Aulica (ministro delle Finanze Imperiali) col suo dispaccio del 14 luglio 1841 dichiarò illegale la domanda della direzione, perchè quando la pubblica amministrazione si risolvesse per avventura a concedere qualsiasi soc-
gamasca, onde vennero tante contradicenti pubblicazioni, e sebbene ci siamo fatto carico di procurarci la collezione compita d’esse, di cui riportiamo in fine l’elenco suddetto, non esitiamo a dire che, dopo averle attentamente lette e studiate, varii sentimenti sonosi in noi destati al pari tristissimi. 1.° Il dolore di vedere uomini di chiaro ingegno, aventi patria comune, entrati in un’impresa, da essi tutti proclamata utilissima, abbandonarsi ad una polemica acerbissima, nella quale prevalsero le più dure e spiacevoli personalità; 2.° L’altro dolore di vederli più badare a quistioni di puntiglio, che non al vero utile obbietto cui avrebbero dovuto tendere, anche a costo di reciproci sagrifici d’amor proprio leso, e veder dato così agli estranei il mal esempio della poca nostra concordia, cedendo fors’anche alcuni, senz’avvedersene, a quel gretto municipalismo che sempre fu nostra rovina. 3.° Ancora; il rammarico di scorgere come quello stesso personale puntiglio muovesse a mutare opinioni, prima sostenute con gran calore e pari ingegno; e 4.°, finalmente, il giusto ribrezzo che desta una discordia sorta tra concittadini e fratelli, nata dall’incitamento d’esteri speculatori; ai quali molti piegavano il proprio voto, certo non per causa meno onorevole, che non vogliamo supporre ma pur sempre men cauta; posciachè ne doveva derivare, come nel fatto n’è derivato, gran danno all’assunto.
Noi non vorremmo porgere argomento a nuove polemiche, delle quali ci preservi sempre Iddio; perchè niuno più di noi desidera concordi gli uomini che onorano la nostra Penisola per sentimenti onesti e per molto ingegno. Ma non potevamo tuttavia tacere l’impressione che produsse in noi l’esarne di quella polemica. Sia essa pertanto sepolta in sempiterno obblio; e coloro che vi presero parte, dimentichi del passato, cerchino, se ancora se ne presenta loro l’occasione nell’avvenire, di giovare coi molti studi da alcuni tra essi fatti sulla materia a rendersi utili alla patria comune!
Così, rimediato in parte all’occorso, da quegli ottimi cittadini che pur li stimiamo, quanto alle intenzioni, essi avranno almeno la consolazione d’aver meglio queste secondate, e di aver contribuito al progresso ben inteso del vero spirito d’associazione, al difetto o debolezza del quale debbesi principalmente attribuire la seguita peripezia!