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scalo di Trieste, da esso in certo modo creato, e lo rendesse fioritissimo: tuttavia non tardò a persuadersi come premesse agli interessi ed all’onore della novella signoria di tentare il risorgimento dell’infelice Venezia, e come l’uno e l’altro scalo non più rivali, ma concordi, potessero giovare al traffico generale del vasto impero.

Consolata pertanto Venezia dapprima colla concessione d’un Porto Franco, anni sono accordata (rimedio di poi provatosi inefficace), provvide il governo austriaco ad assicurarvi la navigazione col dar opera alla conservazione ed al miglioramento dei porti; favorì ancora singolarmente la maravigliosa opera del ponte sulla laguna; il qual ponte sarà il primo scalo della grande linea di strada ferrata detta Ferdinandea, conducente da Venezia a Milano1

  1. È noto che Venezia avea cinque porti, ed erano Sant’Andrea, Del lido, Sant’Erasmo (ora ostrutti dalle sabbie), Chioggia, il più vasto e di facile accesso dal mare ma troppo lontano dalla città, cui da quella parte inoltre è più difficile l’arrivo pei tortuosi canali della laguna. Restava l’ultimo di Malamocso, esso pure in pericolo d’essere invaso dalle sabbie de’ fiumi, specialmente della Piave. — L’ingegnere Salvini, morto son molti anni, ideò una diga marmorea, la quale procede a Levante del porto suddetto, e serve di sosta al corso delle sabbie portate in quella direzione dai venti e dal moto radente che osservasi in quelle acque, oltre al flusso e riflusso delle maree. Napoleone decretò quell’opera, per consiglio del celebre ingegnere Prony; ma non ebbe tempo di farla eseguire. L’imperatore Ferdinando, appena salito al trono, ne ordinò la costruzione. La diga marmorea lunga 2,000 metri costerà al governo 1,500,000 fiorini austriaci. Si estende dalla Tuosa (canale che conduce l’acqua del mare nella laguna), ed attraversa lo scanno di sabbia che rende tortuoso e pericoloso quel canale. Arresta il corso delle sabbie, e stringendo nello stesso tempo il canale, accresce la forza della marea, la quale, liberata dalla massa arenosa sopravegnente, scava il detto canale e ne toglie le tortuosità. Codest’opera, per comune consenso de’ pratici, assicura a Venezia un quoto aumento di traffico marittimo, il quale può restituire a quell’emporio, se non tutta l’antica sua prospera condizione, gran parte almeno d’essa, atteso specialmente il congiungimento di Venezia alla terra-ferma, mercé del gran ponte o via ferrata che vi conduce. Difatti Venezia, la quale prima di essere congiunta alla terraferma, poteasi, nelle presenti pratiche navali, considerare come uno scalo poco atto