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Lo squallore e la miseria dell’antica Vinegia erano così crescenti or son pochi anni, che i suoi palagi monumentali, abbandonati, rovinavano per difetto de’ necessari ristauri, o demolivansi da possessori inetti ad abitarli, onde trarre almeno partita de’ preziosi materiali con cui erano fabbricati ed ornati per soccorrersi nell’inopia che li opprimeva.

Le ricche manifatture chiuse e rovinate, la popolazione decrescente ridotta all’estrema indigenza, accusavano una condizione infelicissima, che i cinque porti dell’estuario, ormai colmati dalle sabbie, rendevano tuttodì peggiore pei traffici di mare.

Quantunque il governo austriaco, divenuto signore delle venete province, continuasse non perciò a curare il progresso dello

    bardi possono chiamarsi maestri, Milano, Como ed altre città lombarde aveano opifici d’ogni maniera, i quali provavano salita a grado esimio di perfezione l’industria fabbrile. Ma cessato un principe proprio, e sopragiunto il fatale dominio di Spagna, la terra lombarda essa pur decadeva, smunta com’era da quell’avaro reggimento, intento soltanto ad aggravare colà come altrove i sudditi, ad onorare l’ozio e l’infingardaggine, anziché l’operosità faticatrice, considerando meno onorate le speculazioni del traffico, solo pregevole l’esercizio della milizia. Al cessare di quel dominio somma era la pubblica e privata penuria; e la feracità del suolo, la natura svegliata de’ suoi abitatori, aveano inutilmente cercato di resistere contro tante cause di decadenza. Venuto un altro reggimento, estero pure, ma più castigato e prudente, nello scorso secolo cominciavan le province lombarde a risorgere per opera delle savie e rette cure d’un esimio governatore, il conte di Firmian, inspirato da uomini sommi, com’eran Carli e Neri, Beccaria, Verri ed altri: e trovati in Maria Teresa, in Giuseppe II cd in Pietro Leopoldo prìncipi illuminati, da retti fini animati, in breve cresceva il progresso lombardo. Era quello stazionario, se non retrogrado un’altra volta per le guerre dei decennio corso dal 1796. Ma ordinatovisi durante esso un governo proprio, quantunque pur soggetto ad estera direzione, tuttavia, quando la guerra non era più sui luoghi, ricominciava il progresso. Alle mutazioni del 1814, tornato l’austriaco reggimento, questo mostravasi sollecito di curare la prosperità delle recuperate province; quindi l’accresciuta industria, sì agricola che commerciale, da molti favori promossa; quindi le arti belle e fabbrili salite a maggior perfezione; quindi specialmente migliorate le vie di comunicazione ordinarie, le quali possono meritamente servire altrui d’esempio.