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notte. 67

O voi, che cinti, di tesori, c <T agi
Morir volete, e qua! furor vi guida?
Miei compagni infelici, aridi avanzi
Di voi medesmì. e misere mine
Di frale umanità y che il passo incerta
Sulla tomBa volgete, e fia, che il monda
Sempre ci vegga in questo suolo infida
Più profonde gettar triste radici.
Stringerne più gran parte allor che in aoì
Più languida è l’età, quai piante annose *
Che già soffrir di cento inverni, e cento
Tutte le ingiurie? E quella man, che rese,
Rigida il tempo,, e scaBra, e ehe tremante
Rende vecchiezza, e l’insaziati! sete
D’afferrar nuovi sogni, altre chimere,
Che fuggono da lei del vuoto in seno,
Sempre da noi si ruoti? Oh quanto *è poco
Ciò che all’uomo aBLisogna,! Un sol moménto
Ei Io possiede, e la natia sua polve
Alla natura, ed alla terra ei rende.
Basti alP uom già canuto in mezzo a mille
Perigliose tempeste i giorni suoi
Aver serhato, e più tranquillo in facci»
Attenda il di fatai. Dovrra l’inquieto».
Mondo fuggir, e in solitaria celiar
Tener nascosa la dolente istoria
Delle perdite sue. Dovria se stessa.
Munir contro la morte, e le speranze.
Tutte fissar d’eternità de m seno..
Sorgi infelice, e tra quelTomhre il passo
Tacito muovi, che fa» cerchio al lido
Donde scioglier tu dei per onde ignote..
1/ alma rendi più Bella, e ricca sia
D’ogni virtude, e con sereno aspetto
Mira il vento, che sorge, e già ti lancia
D’ignota regioa nel giro immense»
Che mai sperar da l’sen*i allor che languì
Di giovinezza il fior? Altri più veri
fih suBlinu diletti entre dell’alma