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notte 63

Cosi la vita, a simulare avvezza,
All’occaso ci guida, e de’ suoi mali
Scopre la seri* aflor che a noi s’invola.
Viver sempre? E perchè? Forie per poi
Veder ci ò che si Vide, e ciò che noto
Ci fu, saper? Per odiar forse un giorno
Quel che l’altro s? amò? Per esser sempre*
Vaganti, incerti delle nostre brame*
Nei vortice erudel? "Per render vuoto
Di piacer ciò che.piacque, e trar sollievo*
Da’ mli stessi a oissipar le figlieDi
calma troppo eguai, l’aride noje?
Allor che 1* uomo è nel piacere immerso
Quante volte dal cor chiedersi ascolta t ’
Altro d’egg 9 io goder? Pòvero oli quanto 9
Quanto è breve il diletto t E della vita,
Che svanisce quaf ombra, è piò; veloce Di
vita appena il più bel fior ne coglie
L’uonr, che le corde in lui restano muteAgli
urti del piacer* Ei non risente’
Che un ben riflesso da quegli anni primi
Che quaF prodigo padre ogni dilettoTolsero
a’ di, che pur di lor son figli.
Coiman de* nostri* mali il grave fieso
Le ingiurie dell’etade, e l’uom s’affanna?
Per trar da? giorni suoi sterili ingrati
Qualche diletto an«or. Del tempo il braccio?
Penetra*, invasa, istupidisce, e calma
Osni fibra, ogni senso l’Inertr sono»
Le molle prime, ed al sanguigno umore*
Ogni canal fa siepe, oncle la vita:
Un campo resta infruttuoso, e nudo,
Ove Lingue ogni fior, muore ogni fronda*
Ah felice colui, ciré può* del sommo
Dell’eterno Motor fa fronte augusta»
s Mirar tranquilla, allor che il &agil
Rende alla terra, ed all’intfabil Dea
Tutti i sutfS fregi, e i seducenti inganni!
Tal io la soffro. E’ flileguato il Mondo,