Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/78

52 quarta

1 Al bel pianeta, e del pianeta il raggio
Credei capace a ridonarle un giorno
11 primiero vigor; ma l’astro ingrato
Fermo vide languir bellezza, e fiori.
Vide. ( e il potè? ) Narcisa vide in queste
Braccia cader qujil arso giglio al suolo
Di vilissimo insetto albergo, e nido.
Superbi gigli, e voi popol di fiori, <
Che i verdi prati di vivace smalto
Vestir sapete, e che l’ambrosia nutre;
Voi, che del Sol bevete i dolci raggi,
E il piropo, il zaffir da voi riflesso
Spiega i tesòri suoi $ voi, che più belli
Rendono ancor le rugiadose brine,
Quanto grata vi fu F eburnea mano,
Di Narcisa, ed oh quanto alteri foste
Di tesser colle grazie al crine, al seno
Di lei siepe gentil! Voi destavate
Entro quel seno un delicato e molle
Fremito di piacer, piacer sì puro,
Quanto pura colei, che in se v’accolse!
Vezzosi figli di natura, e cari
Esseri fuggitivi, all’uomo accanto
Sempre sorgete, e per formar più bella
[Nostra magion di mano usciste a Giove.
Quànto più lieta, e più felice sorte
DelPlimana v’attende! Un breve passo
Dal nascere al morir movete appunto,
Qual muove l’uom: ma voi di mali eterni
Privi siete, ei li soffre. Immobil fato
È per Tuoni, che piacer cercando, ei dee
Il contrasto soffrir di mille affetti.
Questi scopo si fan ciò che ben presto
Passa, si perde, e non ri man che il duolo.
Orgoglioso mortai, che sulla terra
Speri vero piacer, ignori* ancora.
Quanto vana è l’idea, felle la speme?
Lorenzo, tu, che di piaceri in traccia

  1. A Montpellier