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notte 49

DI Filandro snargea la polve, e Tossa,
Una figlia difetta,... Oh Dio! Narcisa
Pianto mi chiede ancor; suoi far pretende
I dritti di Filandro, e vuol che il ciglio
Sol la spoglia di lei bagni, ed onori.
I/empia morte, che colpo a colpo addoppia,
Confonde i miei sospiri. Orrida pugna
Fan tra loro i miei mali, e ognuno aspira
Del trionfo all’onor. Il duol, che m 1 ange,
Scorre incerto, nè sa de 1 cari oggetti
Qual pianger debba. Oh figlia amata, oh dolce
Diletto amico! E basta un cuore in petto
Se diviso tra voi, da voi si strazia?
Era dunque, o Filandro, il tuo destino
Tetro così, che di dolor più fiero
Nunzio fosse per me? L’orrido fischio
Del primo strai seguì strai più funesto.
Come il maligno augel, che già volteggia
Sulla cervice mia, che la mia pace
Colle torte sue luci urta e minaccia;
Così la morte a divorarti accinta,
Tutta di sangue, e di furore accesa,
Di vittima novella avida sete
Fò nota a questo cor, del fiero pasto
Spettatore infelice; e poscia il ferro
Di Narcisa nel sen tutto nascose.
Nascose il ferro, allor che de’ suoi giorni
Correa l’Aprii, e che di lei lo spirto
Apprendeva qual sia la vita, e quale
Sia sincero piacer.... Piacere? Oh Dio!
Forse v’ha sulla terra? E’ questo un frutte
Che non lambì giammai labbro mortale*-/*
Quanto bella Narcisa era, ed oh quintoAmabile,
gentil! Quai cari vezzi
L’innocenza prestava al vago fiore
Di gioventù, che le ridea sul volto!
Qual vivezza! Qual brio! Perfetta, e piena
Era la sua felicita. Gli eccelsi
Doni versato in lei aveano a gara