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IV. N O l’T E.
ALLA DUCH E S SA DI P. D
Narcisa.,
Ignoscenda quidcm, scirent si ignoscere Manes!
Virgilio.
A R G O M E N T O
Delicatissima c questa Notte, in cui il mesto
Poeta piange con iìiconsolabile gemito
la morte di una sua figliuola di elezione,
chiamata Narcisa. I più teneri tradii d’un
vivissimo paterno affetto, che ama nella
perduta figlia non tanto i doni graziosi delta. natura, quanto le più sàblimi traccie della
virtù) sono felicemente delineati. Tatto
s<?n?e a/ Poeto;w fór più’ terribile/ e
più funesta a se medesimo questa perdita, ed ingrandire il sentimento del proprio
dolore.;
Cve son? Chi mi desta?.. Oh Dio! Già fugge
/ Da questi lumi il sonno, e le sognate
Larve, che seco trae, seco si porta.
Di notte oscura il tenebroso manto " *
Ricuopre il mondo, e di ragion -la sola /
Lucida lampa a’ passi miei fa scorta.
Oh Dio! Pei" pianger solo in questi orrori
Apro i languidi lumi, e qtial amante,
Che timore non soffre, e dell’amica
Vola a’ bramati amplessi, anch’io ritorno
Pronto, e fedéle al mio dolore in braccio.
Questa è Torà promessa, e questa è Torà,
In cui vegliano insiem tutte le notti
I mali miei } con lor di queste il giro