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46 terza notte

Che altra volta ti die. Può la virtudc
Sì gran prodigio optar. Vita novella
A que’ dì, che dall’uom furon perduti.,
Render può la virtù nel dì, che splendè»
Nel cerchio angusto d’un veloce istante
Stringer puote il valor del corso intero
Di quel viver, che all’uomo ilCiel coinparte.
Sempre allór che dal mare a noi ritorna
lia vaga aurora, ogni mortale esclama:
Che bel piacer, se tutti i giorni, ti Pore
Che già scorrere io vidi, ancora in seno
Fossero alP avvenir! Per noi tal opra
Comprò l’Arbitro Eterno. In quel che splende
Torna il passato dì, se in quello all’uomo ’
E’ permesso troncar del su* delitto
Il vergognoso laccio, e nobil frutto
Acquistar di virtude, onde nell’alma
Torni la pace antica. Ah Tuoni non sóffra
Che questo giorno ancor della follìa
Segua la traccia, che si sciolga in vano
Vilissimo vapor, e l’alma intanto
Resti da nuovo error cinta ed oppressa
Tanti giorni, di cui prodigo il Cielo
"Si mostra all’uom, saran sorgente amara
Di miseria, d’orror? Sete più accesa
Dunque l’uom nudrirà di nuovi eccessi,
Quanto è più amante, «generoso un Dio?
Ingannati mortali, il cor, la mente
Volgete alla virtù per fare acquisto
Di quell’ore, che a voi già tolse uun vago
Chimerico piacer. Vita rendete
A quel tempo, che fa dal vizio ucciso.
Vi sovvenga talor ch’è men funesto
Sprezzasi valor, della più nobil parte
Priva se stesso, e se medesmo uccide.