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40 terza

Idolatra costante. Il veglio alato
Ora respinge, ed avvalora il sao
Infaticabif corso, ora desia
Che s’arresti, che rieda. Ora sospira,
Ora fugge il morir: e quali appunto
Son la sposa, il consorte allor che in essi
Son eontrarj gli affetti, e l’un dell’altro
A vicenda si lagna ^ i sensi, e l’alma i
Finché congiunti son pugnano insieme* *
Separarsi convien? Oh Dio, che smanie,
Che. tormento, che lutto! Ecco la sorte
D’ogni folle mortai. Fugge la noja?
Questa il segue qual ombra, e sempre al fianco
Finché vive gli resta. Osserva in fatti
Gli eleganti Mirtilli, e questi illustri
Morbidi Sibariti,* esseri in vero
Delicati, vezzosi, e sempre adorni
De’ fior più belli, e de" color pià vaghi *
Il travaglio più lieve orrido peso
Per lor saria, sarian moleste e gravi,
Poch’erbe molli alle nevose braccia,
E la vita medesma è a lor molesta.
Languidi, oppressi si vedriati Sul globo^
Se all’alme lor non infòndesser lena
I vezzi, i giuochi, e le follie galanti*
Finché il carro Febeo tra noi soggiorna $
D’amabile furor veggonsi accesi,
Agitarsi, brillar, guai vaghi insetti,
Allor che sorge dall’Eoa maremma
Febo a bear la gioventù dell’anni^
Sembra che a loro prò versi l’aurata
Luce dal seno allor che sferza, e accende
Le Numidicbe arene. A lor talento
L’ispido sen di vaghe rose e gigli
Convien che ammanti l’agghiacciato inverno;
Dolci amabili fiati all’aria in seno
Spiri Favònio, o i sdegni lor paventi.
L’uno, e l’altro emisfero a lor destini
D’Ibla le poma, ed i Sabei profumi.