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NOTTE. 33

A chi di lei fu preda. Oppresso allora
Da ritorte sarai, che stringe un fato
60Implacabile eterno. Allor dovrai
Render quanto dal Cielo al nascer tuo
Ti fu concesso, e quanto a questo aggiunse
De’ tuoi sterili giorni, ed anni il giro,
Se vivesti alla terra inutil peso.
65Tutto disprezzi l’uom; ma sia del tempo
Un rigido custode. Un solo istante
Non si ceda da noi, se pria di quello
Il valor non s’acquista. Avara lance,
Come il sangue, i tesori, il tempo libri.
70Dell’ore il vol s’affreni, util si tragga
Dal corso loro, e se ne pianga il danno.
Nè soffra l’uom, che un giorno sol sen fugga,
Se pria non rese alla virtude omaggio.
     Per te, saggio Chiron (1), che della morte
75Vide trionfator l’Anglico Cielo,
Dell’antico Saturno il corso io seguo.
Per que’ dì, che mi rendi, io di te solo
Cantar vorrei, e della gloria in seno
Il nome tuo scolpir; ma non risponde
80All’acceso desìo la mente inferma.
Langue la Musa mia: di Morte in fronte
Ha scolpito il timor, nè Apollo istesso
Seppe giammai di giovanili spoglie
Rivestire il pensiero. I voti miei
85Ti son noti, e ti basti. Il mio vigore
Manca, ma un cuor tuttora in petto io serbo,
Che sente orror di comparirti ingrato:
E se dì lunga età l’ingiurie e i danni
Soffre lo spirto mio, nel sen mi bolle
90Riconoscenza, allorchè il fuoco estingue
Delle potenze mie fredda vecchiezza.
     Provvida la natura in pro dell’uomo
Ogni dì l’erudisce, e ad esso insegna
Come il tempo impiegar. Col Sol tramonta
95Sempre la vita in noi; questa rinasce
Quando Febo ritorna, e in se racchiude

  1. Il sapientissimo Riccardo Mead.