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NOTTE. 21

     60Nel solo amico l’uom possiede, e gode
Più tesori, o Lorenzo; in lui ritrova
Felicità, saviezza, illustre coppia,
Che già strinse natura, e che distrugge
Chi ne scioglie l’union. Come più grato
65Il riposo si rende a chi s’indura
Al caldo, al gel, così messe più bella
Coglie l’alma in se stessa allor che i detti
Altrui sente, misura; e se ritrosa
De’ suoi soli riflessi ella si pasce,
70Riman superba, sprovveduta, e trista.
Ogni pensier, che solitario resta,
È rozzo; a se divien gravoso impaccio:
Vola per vuoti immensi, e in quei perisce;
Il Circolo erudito il vol ne affrena,
75Giusto lo rende, e di ragion seguace;
E la mente de’ semi altrui feconda
Forma più vaste, e più brillanti idee.
Un’enmula virtù solleva, accende
Allora in noi lo spirto, e porge al labbro
80Attici modi, e vigorìa di stile.
Quando i nostri pensieri altri combatte,
Sorge di nuovi fregi adorno il lume
Di verità, che più splendente e bella
Veggion du’ amici a ricercarla intenti.
85Ma se non hai chi del tuo cor gli arcani
Sappia, in profondo solitario orrore
Resta sempre il pensiero, e muore in fasce.
Come l’acciar, che dall’offese acquista
Forza, lustro maggior, hanno i pensieri
90Dalla dotta contesa e moto, e vita.
     Se bastasse pensar, il dono eccelso
L’uom non avria dell’organo sonoro.
Pura l’idea si rende, allor che il labbro
La pinge, e il labbro compimento, e vita
95A’ pensieri ministra: ei gli sprigiona
Dalla cupa miniera, e sol ne mostra
Il più lucido fregio: attivi, adorni
Ei sol li rende, e marca in quelli imprime,