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12 PRIMA

Compiuti sono, e noi non siam contenti;
E la vita più lieta ha le sue pene.
I nostri cari, e più sinceri amici
410Senza volerlo a noi fan qualche offesa.
Innocenti essi son; ma pur la nostra
Tranquillità si turba. Oh quante mai
Calamità senz’accidenti! E senza
Nemici oh quante ostilità! Non hanno
415Numero i nostri mali. Io non ho tanti
Sospiri da pagarne uno in tributo
Delle miserie nostre a ognuna specie.
     Quanto ristretta è la porzion del Globo
Occupata dall’uomo! Il resto è solo
420Una piaggia deserta, arida, e nuda.
Gelati mari, ovver bollenti sabbie,
Monti, o deserti, nascondigli impuri
Di serpi, di velen, di mostri, e morte.
Questo del nostro Globo orrido quadro
425È quel di nostra vita. Oh quanto è mai
Misero il regno, che fa l’uom sì fiero!
I suoi diletti oh quanto sono angusti!
Quanto vasti i suoi mali! Assedio a lui
Fanno i torbidi affanni. Il duol lo strazia;
430L’agitan le passioni. I rei flagelli
Il divoran. Di morte il tetro gorgo
S’apre sotto i suoi passi ad ogni istante,
E minaccia inghiottirlo. Oh Cintia! il nostro
Globo infelice è ancor del tuo più vario.
435Pallida, trista io ti rimiro: forse
Saresti tu delle miserie nostre
Sensibil testimone? Oh quanto ingiusto
Era piangendo solo i mali miei!
Il vecchio afflitto, ed il fanciullo imbelle
440Speme non han che in la pietade altrui.
Volle così natura in noi destare
Della pietade i moti. Un cor, che sente
Solo i suoi mali, a gran ragion li soffre.
Un moto generoso di pietade,
445Al di cui pianto l’uman Germe ha dritto,