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NOTTE. 313

Tu rivolga il tuo cor, che sii beato.
Ahiirtè . Mancar mi sento . In sen mi trovo
Languida Tal ma.’ E che? Stupirne io dcggiq
290Dopo sì lungo voi, ( nè lo sostenni
In mezzana regione ) a cui mi spinse
La gloria del mio sommo alto Fattore?
Questa m’invita ancor; ma pure in vano.
Con lusinghiero moto agita il sonno
295L’umida verga sulle stanche ciglia,
E di quanto mi fu gran tempo avaro
Lo sborso mi premette: allorché all’uomo
Ei fa ritorno, ancor la pace ha seco;
E in compensar tra poco ogni mio danno
300In dolce quiete ei mi farà beato»
Deh t’affretta,, o per me dolce straniero,
Dalla capanna «mi!, dal breve strato /
Del marinaro, e da quel duro letto»
Dello stanco soldato-, onde mai * .< ’
305Affannoso pensi er lungi ti spinse;
E teco sien non quegli spettri orrendi
Che finor paventai $ ma dolci sogni •
Di placido cordial lungo riposo,
Che 1* uomo riconforta, ed è per l’uomo
310Un balsamico bagno, onde riceve
Agilità, vigor ne’ varj moti,
Della macchina sua, che tanto è frale,
E che questo ristoro, o dolce sonno,
Così spesso ritorno a te domanda
315Quando stanchi noi siam per il diurno
Inutile vagar, sovra di noi
S’aggira il sonno, e quasi nuova vita
Per P aurora, che sorge, in tfen e’ infonde»
Vegeta noi così svolgiam la trama "
320De’ nostri giorni, infìn che il morbo intrica
Le ruote, ove s’avvolge, ovver la morte
Tronca ogni molla, ed ogni moto arresta .
Quando fia, «he ogni moto in me s’estingua,
Tu solo il sai, o sommo Essere eterno.
325Deh ti degna, Signor f mirar col ciglio