Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/336

310 VENTESIMAQUARTA

170Sia l’inferna magione, e sia l’olimpo;
Farfalletta, che a te s’aggiri intorno,
T’occupa sì, che un sommo bene eterno,
Ed un mal senza fin più non rammenti.
Ma non saran da te posti in obblio
175Se sovra l’uomo la ragione impera,
Se in questi versi miei, da me segnati
Allo splendor di cheti astri notturni,
Quando sul labbro de’ viventi tutti
Il silenzio sedea, quando ingombrava
180Le menti lor con strane larve il sonno;
Quel magico poter infonder seppi,
Che in se chiudono queste ore stellate.
     Lorenzo, io ti presento alti misteri.
Questo scongiuro mio sacro, solenne,
185Figlio di notte oscura in te s’imprima.
Odilo, e l’alma tua dal sozzo fango
A forza io svellerò, mentre le stelle
Spettatrici si stan del nuovo incanto,
Non di stigio color, ma in cielo ordito.
190„Per quel silenzio, che la morte ha seco
Per quell’orrore, a cui da legge eterna
La colpa si condanna e pel silenzio,
E per l’orror (terribili compagni!)
Da cui di nero vel si cinge il trono
195D’ebano fatto, ov’è la notte assisa:
Per la notte, e per quanto ella presenta,
Che rispetto al pensiero, a’ sensi ispira:
Ah per queste di lei tremule faci,
Che qual foco vestal son sempre ardenti,
200E son sacre a’ pensier candidi e puri,
Che con faconde, e fiammeggianti lingue
Provano un Dio, ne cantan gl’inni, e sprone
Sono al tuo cor, perchè quel Nume adori:
E per questo funebre oscuro manto,
205Che tutto cuopre il taciturno mondo:
Pe’ regni piú famosi, e pe’ regnanti,
Che per sempre di lor glorie dal colmo
Precipitati furo: (oh tristo annunzio