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NOTTE. 309

Nel cangiarti così d’esser beato;
E del mondo a’ seguaci i loro sogni
Lascia, i frivoli Leni, .ampia semenza
D’acerbi interminabili tormenti
135Lascia che sempre in mille affanni sieno
Famelici d’amor, d’oro, d’impero,
Che deridano pur, che chiamin folle
Chi volge il cor«a più sublimi oggetti .
Oh quanto un’alma ( e qui fingiamsia quella
140Della Figlia, cT Elisa, a di Filandro)
Che dal carcere suo sortita appena
Vede da nuova-luce il vero aspetto
Reso agli oggetti, di stupor fia calma
Nel pensar," che le vie dall’uom calcate,
145Che la sua ivita, i suoi disegni tutti
Fan, che quest’uomo alfin ponga in obblio
La legge di morir! Stupor simile
In noi si desterà, quando, compiuto
De’ nostri giorni il giro, aspro rimorso:
 150Di tal inganno provereui nell’alma .
Ciò che allor sarà pena, or pilo salvarci.
Ali, Lorenzo v ti volgi ( e non sarai
Sollecito abbastanza ) alla saviezza
Pria che si renda un mal sentirne i moti!
155Seguila cop vigor pria òhe t’assalga.
Filosofo leggero, e, che ti fingi
Esser l’inferno? È la perfetta, e piena
Conoscenza del vero: e allorché l’uomo
Tante volte da se lungi lo spinse,
1600 di spoglie non sue lo volle cinto,
Suo, nemico diviene, e ad alta voce
A vendicarlo eternitade implora.,
Uomo, degli enti il più sublime in terra,
Il più frivolo insiem, quanto potresti
165Tu di grande operar, ma quanto frale
È la tua volontà! Sebbene i semi t
O di felicitade, o di sventura
Abbia l’eternità tremenda infuso
Nell’arbitro tuo cor; sebberi tua scelta