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308 VENTESIMAQUARTA

Dell’alma tua custode, il volo io sciqhi,
Ti svelsi dalla terra, e ti guidai
95Tra le schiere de’ tanti eterei globi,
E qual Nume inoltrar ti feci il passo
In mezzo agli astri di maggior grandezza,
Che al segnato sentier facean corona!
Sotto al tuo piè veder ti fei le nubi:
100In quel lucido mar scorrer ti feci,
Che delT alto Signor la reggia cinge,
E quasi al trono suo per me giungesti .
E potrai dunque ancor qual dolce umore
Atro veleno tracannar, che t’offre
105Di misero piacer spuma fugace
Nel momento che bolle, e poi nel petto
L’amarissimo fiel tutto depone?
Quanto indegno è d’un Ente alta immortale
Ogni piacer, di cui sicuro è il fine!
110Eppur questo t’alletta, ancor ch’estinto
Nel nascere rimanga, e sol ti lasci
Il rimorso, il rossor? Correr tu vuoi
(Tu, che la gloria credi un ben sì dolce )
Alla mina tua per via, che vile
115A quei non sol, che miseri di voti
Chiami, ti fa, ma che tu stesso abboni?
Ch’io, rotto il velo, ove il tuo cor si avvolge,
Con occhio indagator vidi, che sprezza
Se medesmo in segreto, e si condanna;
120E sebben con più spessi e forti lacci
Ci stringa il vizio, ogni riuiQrso interno
Inattivo può far, torlo non puote .
Perchè resisti ancor? Giammai non visse
Uom, che morendo ( nel fatai momento,
125In cui non si mentisce» ) in chiari accenti
Detto non abbia, ch’è tormento, e fola
Ciò che t’incanta, e piace . Ah pensa adunquo
Come pensa chi muor. Quai sono in cielo
Degli Angeli i pensier, soffri che sieno
130I pensieri, che nutri, e soffri ancora