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NOTTE. 289

Parla tacendo ancor se chi lo mira
60Rispettoso dal cor dolce sospiro
Alla saviezza invia: potrà il mortale
Senza tumulto in sen, senza più forte
Coraggio aver nel seguitar virtude
Mirare il ciel, questo lucente specchio, .
65Che del Nume formò la destra is tessa;
Specchio, che a noi della grandezza eterna
Qualche raggio riflette? Allor che l’uomo
In bracci© vive a un disperato affanno,
Che oppresso ne riman, come non basta
70Dirgli per sollevarlo: Il ciel vedesti?
O di lucidi anelli aurea catena
Di stelle -onusta., che già un dì sospese
11 benefico Dio sovra la terra
Per guidar fino a lui dell* uomo il core,
75E del suo trono incatenarlo al piede,
Ouali dottrine a mia ragion disveli!
In ogni sene di pianeti 10 credo
L’immagine veder di bene ordita
Societade, in cui regna ordine e pace Sembra,
80che unisca lor quasi un legame
Di comune amistà; tra lor si cangia
Lo splendore a vicenda; ognun s’impresta
I suoi raggi, ed ognun questi si rench»; .
Tutti illuminan sempre, e sempre tutti
85Illuminati son: son tutti attratti,
Tutti attraggono ancor. Questi pianeti,
Che cittadini son del cielo istesso,
Le patrie leggi lor servano fidi:
Dal piano universal niun s’allontana,
90Né l’utile dtjl tutto alcuno offende.
Questo commercio inalterabil fisso
Di splendor, di servigj all’uom non offre
Quadro vivente, ov’egli apprender possa
Ad amar con sincero e saldo affetto
95I suoi fratelli, e con-un’alma illustre,
Sorda per l’ambizion, sorda per l’orò
A ricercar nel "pubblico vantaggio