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NOTTE. 279

Igneo traete, e tu, lucido Orione,
Di più vive pupille in ciel dotato,
E voi,, che Tuoni sull’ocean smarrito
Astri amici guidate, e che dal seno
65Delle tempeste il riducete in porto,
Ditemi voi per qual sentiero il corso
Debbo spiegar per discuoprir la reggia
Di chi Tesser mi die; ma invan le notti
10 veglio, invan co’ voti miei le stanco
70Perchè svelino a me del lor Monarca
11 segreto, che mai tradir non sanilo.
1/ universo, ch’io miro, è P opra sola,
Ch’egli produsse? Ovver da me lontano
Lospazio fecondò sol con un soffio?
75Tratto ha forse dal nulla altri infiniti
Mondi, e se stesso pose in mezzo ad essi
Come Sole centrai, che co? suoi raggi
Tutti gP investe benché varj, e tutti
Ondeggianti li mira a se d’intorno
80Coni’ atomi- ravvolti entro il gran fiume
Della sua luce, e che ridotti vede
.Alla prima del nulla oscura notte,
S’egli n’arresta i luminosi ordigni?
Svegliasi nel mio sen desìo di giungere
85Degli esseri alla meta * Ergermi io voglio
Di sfera in sfera, e la raggiante scala
Scorrer, che mi presenta «rada notte.
Questa s’abbassa al Tuoni perdi’ ei v’ascenda
Io non ho più dubbiezze, io m’abbandono
90Al mio pensier. SulPali sue di fuoco
M’ergo, e da questa terra ora mi lancio
Come da segno, onde il mio voi si parte
Come veloce ascendo! E come angusta
Miro la terra, che da me va lungi!
95La luna io trapassai, gli azzurri veli
Io già tocco del ciel, già li trascorro,
Ed entro poi ne’ più remoti spazj.
L’astronomico ciglio ancor qua giunge
E qua s’arresta il suo veder, che in cielo