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4 PRIMA

95Entro l’anima mia rimbomba il suono
Del fremente metallo: io la risento
Agitarsi così come agli accenti
Dell’Angelo, che annunzia il giorno estremo.
L’ultim’ora per me sonato ha il bronzo,
100Se ben compresi. E dove son frattanto
Le antecedenti a lei? Miste con gli anni
Son che del Mondo il nascimento han visto.
Sì, quel bronzo è per me nunzio di morte.
Quanto da far mi resta! Ed ora in questo
105Disordine crudel le mie speranze,
I miei timori si risveglian. Tutto
II mio essere è in moto. E dove vado?...
Dall’orlo angusto della vita il guardo
Tremante abbasso... Oh Dio, qual cupo immenso
110Abisso io veggio! Eternità terribile,
Sei tu che ti presenti. Io già non posso
Dubitarne: tu dei coll’esser mio
Unirti... E pome Eternità può mai
Di se vestire un fragile vivente,
115Esser mia, se d’un’ora io non son certo?
     L’uomo è un esser, che all’uom risveglia in petto
Maraviglia, e stupor. È dopo Dio
L’esser che men si concepisce. Ei stesso,
Se vuol di se men complicata idea,
120Convien che d’altre mille idee, che a lui
Sembrano stravaganti, a se la formi.
Contrasto è l’uom di povertà e ricchezza,
Di grandezza e viltà. L’uom quanto è vile!
Quanto augusto è mai l’uomo! E cosa è dunque
125Il Dio, che fece un’opra tal sì strana!
Maravigliosa union di due nature Differenti
tra loro. È l’uomo il centro
Donde si parton du’ Infiniti opposti.
Ei forma la sfumata ultima tinta,
130Da cui restan legati ambo gli estremi.
Occupa l’uomo, qual brillante anello,
In centro appunto in la catena immensa
Degli Esseri, che va dal niente a Dio.