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NOTTE. 271

L’uomo inviato fu nell’universo
Perchè vedesse, e son le sue pupille
750Mezzo, onde l’alma poi l’idee riceve,
Che necessarie sono alla sua pace.
Si presentano queste, e senz’ajuto
Di lunghi studj all’uomo offron se stesse.
Nè la natura vuol, perch’ei le apprenda,
755Che smarrito s’aggiri entro l’immensa
Metafisica selva,, o si tormenti
Negli spinosi campi, ove s’insegna
La ricerca del vero, o ch’egli imprenda
Lungo pellegrinaggio entro F enorme .
760Circolo dell’istoria . Àgevol cenno
Gli viene imposto. Atteggiamento eretto
Da la natura all’uom, che l’erge a* cieli f
Che per indole sua dell’uom dirige
Al ciel gli sguardi, ed i pensieri, e poi
765Gli dice al cor z+ Il tuo dover qui leggi*
Come degli astri rimirando i raggi
Si dilata il mio cor! come s’accende
De’ lor morali influssi, e di quel vero,
Che dagli astri discende, ei si ricolma!
770A me sembra in ognun di questi mondi ’
Scorgere Araldi, che fan noto all’uomo
Sovra d’essi sedere il lor Monarca
Nel luminoso, sacrosanto, augusto
Della sua gloria inaccessi!) il tempio. <
775E della terra il cittadin superbo
Sdegnerebbe un istante udir l’eccelsa
Magnifica ambasciata a lui discesa
Per parlargli del Re, che a lui s’invia,
Perchè gravi sentenze egli ne apprenda,
780Ed il suo vero ben da quella impari?
Sveglia, Lorenzo, il tuo pensiero: ei vesta
Fulminei vanni, e in un baleno voli
Dall’oriente all’occaso: il freddo vegga
Ed il fervido Polo. E ben, tu puoi
785L’universo mirar senza che sii
O confuso, o convinto? Alla ragione