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NOTTE. 263

Scoppiano insiem, l’aria percossa francesi,
É lo scoppio improviso e furibondo
440Nelle chete onde sue chiude un abisso.
In onda circolar lungi sen vanno
Tutte le nubi, e ancor gli eterei flutti
Spinti gli uni sugli altri in moto ondoso
Salgono, * toccan quasi il sommo Olimpo.
445Quando al Nume rifletto, ogni splendore
Perdo» gli astri per me, li credo angusti.;
Maripensando ali 1 uom, più vaste io veggio
Le loro~sfere, e di tal fiamma accese,
Che quai Numi del globo il cor gli ammira..
450E recherà stupor, che tai portenti
Di gloria eccelsa, e di splendor vestiti
Delle più rezze età che sovra i sensi
Non s’ersero giammai v tutti gli omaggi
Usurpasse*? Fu quasi allor virtude
455Ciò negli antichi saggi, i quali usaro,
Tutto il vigor natio, ch’ebbero in sorte
Per sollevarci /dalla terra al cielo •
Ma frenarono il voi giunti a 1 pianeti >
3E crederono Dei questi lucenti
460Corpi, che traversar mai non poterò.
Se dell’arte, Lorenzo, il bel t’alletta,
Mira qual arte portentosa, «-qual«-»
Geometria sublime alla struttura
Presiederon del ciel • Numero, e peso,
465E misura soa là giusti e .perfetti .
v Quando moli, che quasi al ciel sen vanno,
L’uomo ad ergere imprende, è spesso astretto
A lasciar che le compia il caso, o ’l fato:
Ma la scienza, e la scelta in tutti i punti
470Dal cielo impressa han Jor sublime insegna,
Ed alto magistero offre allo sguardo
Ogni parte dell’opra . In questa sono
Agilità, e vigor sempre in concerto.
Non v’è lume, che luce util non abbia y
475E’ intrinseco al lavoro ogni ornamento. *
In man angol di questo invano sparse