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228 DECIMASESTA

485Gonfj, lividi, orrendi. Ah mira ancora
Questi perduti libertini impuri
Di se lenti uccisor, infami spettri;" - i V.
Che viventi tuttor, portano in seno
Putrido seme, che devasta cheto
490Le viscere languenti: e pur fastosi
Delle proprie ruine, avidi in braccio <
Alla licenza, al lupanar sen vanno
Per affogarvi il disperato iore. . ■
Or che immagini tetre! Oh quanto è l’uomo
495Orrido alla virtù, se tal diviene! *
Dalle Tartare? foci ornai sorgete 9 '
Anguicrinite disperate furie ) n
Ecco del furor vostro un degno oggetto ..
Nel Suicidio, e a' piè vi cada estinto
500Mostro tal, eh' è di voi più fiero* e orrendi*
Tristo amante di morte, e truce in volto.,
E che in un mar di peusier tetri ondeggia >
U ali nere su questo anglico suolo
Nel furioso suo voi tutte raccolse.
505Della morte il timore è gran viltader
Ma pur viltà maggior mostra colui r
Che non ha cor di sopportar la vita*
O mio paterno suol, che tanta infamia
Da tal mostro ricevi; è perchè mai
510Tanto lungi dal giusto è 9 1 tuo costume,
Quanto dal continente i lidi tuoi?
Purga il tuo *en~ da questa macchia infame y
Che la tua gloria oscura, e cessi alfine
Di spaventar la fama estrania terra,
515Pel tuo furor narrando i tristi eventi»
Colpa non ha d’aver prodotto il giorno,
Questo mostro il tuo clima: e non quel grado
Ch’occupi, nè quel Sol, che per te splende,
Di questi falli tuoi son la sorgente .
520Non scema la ragion, se più lontana
Vive dall’eqiiator: riè fé* natura?
Clima, che sia della virtù enmico •
Innocente è il tue suolo, e i tuoi delitti