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220 DECIMASESTA

Il cor del giusto è trono: in questo regna
Dell’alma sovra le potenze tutte
175Con maestoso amabile decoro .
Lo cingon le virtù: fangli corteggio,
Vegliano in sua difesa: e tai virtudi,
Sebbene il nome lor turba, ed affligge
La debolezza nostra, amiche all’uomo
180Son sempre, e yoglion sol dell’uomo il bene,
E d’ogni suo piacer son pegno, e fonte.
E ehe e’ impongon queste? Impongon solo
Ciò che da noi si vuol: voglion soltanto,
Che siam felici, e che di nostre cure
185Sia la felicità corona e premio .
Dolce, amabil piacer! se la ragione
Seguisse ognun, se ognuno in sen nudrisse
Puro affetto per te; ciò, db* ci desia
Sarebbe il tuo voler, gli ordini tuoi
190Le lor brame sariano: ah! l’noni da folte
S’oppone a ciò che d’eseguir t’impose
L* alto Nume sul globo! E tu dal cielo
Non scendesti tra noi per render l’uomo
A’ bruti egual, ma sol per farlo illustre,
195E per ergerne il core al Fabbro eterno .
Benefico piacer, tra noi scendesti
A infonder lena alla ragione, e insieme
Unir la tua vaghezza, e il suo vigore:
Tu la virtù proteggi, e la virtude
200s! Grata al tuo don ti dona eterno impero.
Scorri dunque per sempre in seno a noi.
Piacer, fonte divin, che irrighi, e rendi
D’ogni felicità fertili i germi:
Ma la sola jvifrtù schiude tal fonte,
205Perenne il fa 5 l’inaridisce il vizio,
E l’eccesso, . e 1* error ogni piacere
Cangiano in vizio, e nel dolore entrambi
Fanno precipitar. La sobria mensa
Serba ragion, piacer, salute, e vita:
210- Turba i nostri pensier, genera noja,
Tormento, e guida ad incontrar la morte