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NOTTE. 219

Non conoscesti mai, se pur coraggio.
135135Hai di fermar l’idea per un istante
Nel piacer, e di lui con fermo ciglio
La natura mirar, questo mio canto
Ascolta, e forse a te d’alto stupore
Camion sarai nel ritrovar te stesso •
140140A quella schiera di viventi ascritto,»
Che moderati son, che sono austeri *
Dimmi: cos’è il piacer? È la virtude
Sotto nome più allegro c ancor qual merla "
Dal mio labbro non ha titolo illustre*
145145E pianta la virtude, ed il piacere
È il vago fior, che la virtù produce.
Niun per azzardo mai scoprì qual sia
Vera felicità. Questa noli nasce
Da inutile desio, nè si ritrova
150150Nella viltà <lel vizio, o nelle brame
Di guasto cor. Felioitade è un'arte,
Che d' apprender conviene, ed è sol tanta
Prezzo di fermi e di solerti studj.
Se interotti sieri questi allor si perde
155155Il frutto, che arrecar le cure andate,
E torna il duol coir igùorauza al fianco • -» •
Senza il voto delPuom può la fortuna
In uft uomo ammassar titoli -, onori,
E la ricchezza puote offrirsi all’uomo
160160Ma di saviezza e ti' uopo andarne, in traccia
Nè questa varietà taiga il coraggio *
Se ricercarla è necessario, è certo ~ J
I/aequisto pfcr colili e’ ha un’alma forte*
Quella punto somiglia ogni altro Lene
165165Del basso globo, che sovente faggfc
Da chi ne va senza riposo in traccia £
Nòavvien giammai, che quella in Vaia si cere hi*
Del piacer verorla saviezza è madre:
Rigida disciplina è sua nudrice:
170170La sofferenza ad istruirla attende;;
E la corona poi falda costanza.
Di quel piacer* che di saviezza è parto