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NOTTE. 191

Di se stpssa formando infida tela,;
325Ove vada a perir l’incauto insetto,
Serve» soltanto al naturale istinto.
A distrugger se stessa eli* è costretta „
Per nuovsca trovar: ma quale oggetto
Han del dotto le veglie, e la fatica?.
330Qual prò di consumar se stesso >, e l’alma}
Astringerla a produr n&ovi pensieri,
Ad unirli tra loro, opra a formarne,, >
Che di maestra man l’arte discuopra?
Altro non gode che la tromba vana Mt
335Di passeggiero onor. A questo suono, 1
Che cpm’ei stesso passa, egli il bel nome
t)à d’immortalitàde. Ah si sovvenga,
Che Tuoni celebre ancor nor sempre è grande.,
Abbiasi pur talun sovrano )ingegno y
340Fervido immaginar, non basta ancora
Perchè tra questi, <ed un altr’tiom si vegga.
Merto senza dubbiezze, e "vario y e illustre,.
Nè d’alto ingegno i più robusti vain!ii s
Posson guidar di vera gloria -al colmò,
345Ma san precipitar se guasto -è il cortó:
K quell’altera, a cui c’erse la fama,
Altro l’non è che maestosa mole,.
Ove il nome di noi l’infamia appende.
Quando di questi sventurati illustri,
350Taluno osservo, o di quei vivi ingegni, - f
Ch’ebbero mente in don quasi divina,
Ma che chiudono in sen cor guasto e vile 9
Sembrami di veder splender nel fango.
D’un 1 anima immortai parte sublime,
355Che già precipitò dall’alta sfera,
Che tra ruine va perduta, oppressa.
Allor io ento v è ver, nascermi in seno.
Maraviglia, e pietà: ma il tristo onore
Invidiar di quest’alma io non saprei.
360L’ingegno alla virtù nemico, e solo
-Servo dell’ambizipn, stromento illustre
È y ma strumento reo, che la tiranna