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160 DUODECIMA.

Per farmi dissetar eon nuovo, e grata
Prodigioso licor, eh* ora m’ispira
Entusiasmi divin, ch’ebbro mi rende?
Ovver m’è duce un eittadin del cielo. ’
210Che dall’alto tuo trono all’uom sen Tiene
Per conservare all’uom la pace in seno;,
Perchè l’alma dell’uom rigetti, abborr* K
hm basse, e vili idee, perchè s’innalzi., l’Vi
A contemplar le verità sublimi? v < *
215Ben lungi è ansor,, che in me rimanga estinta
Quella di verità sete, ch’io sento:
Sebben gran tempo è che tu reggi al volo
Quest’alma mia,’ che va spaziando in seao
Al morale universo, in esso alberga %
220E i suoi tesori avidamente aduna
Al notturno splendor di stelle amiche....
All’ingegno dell’uomo è delle stelle
Il tranquillo splendor scorta più fida,
E ctlla notte sorge in seno all’uomo
225Il dono di * pensar. 1/ alma riceve
Nell’orror.della notte il più bel raggio.
Della ragion, del Vero, e più lucenti
Son quell’ore per lei. N*l giorno è l’alma
Oppressa dalle tante ansiose cure»
230Della vita, che trae. Stordita allora
Dal costante rumor, per troppa luce
Abbagliata,, confusa, e dalla folla
Ora incalzata, os risospinta ondeggia
Nell’incanto de’ sensi, e di ragione
235Smarrisce ogni sentier; passiva resta
Tutta l’alma nel dì: gli oggetti esterni
Le imprestano i pensieri, e questi urtati
A vicenda tra lor, rotti, e confusi,
Pria che compiuti sien, restano estinti.
240Ma della notte all’apparir ritrova - #..
La prima libertà: tutta se stessa
L’alma possiede, e in quel silenzio amico
Ogni viva passito si calma, o tace. *
Scordata l’alma allor de* bassi oggetti,