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NOTTE. 151

Se posto è In libertà, tende ogni grave.
Pria che possano unirsi e l’nomo, e Dio f
Un convien che si cangi: insiem non maj.
300Luce, e tenebre andran, nè Dio si cangia.
Che se dovrai soffrir tal doppia mprte,
Come potresti il sommo eterno Nume
Tacciar di crudeltà? Quel Nume intende,
Che sia felice l’uom, se l’uomo il vuole;
305Accordar volle il cielo all’uomo, a lutti
Gli Esseri intelligenti il dono eccelsa.
Ma pien di risohio ancor di far contrasto
À’ suoi prpvidi influssi, e questo dono
Necessario «filtrò. Privo cu quello
310È l’angelico spirto, e ¥ uom non era
Che stromento, che agisce, allor che mosso
È da straniera forza, e mai di lode
Capace, o di rossor stato saria..
Senza di Questo dono inutil fora,
315Oziosa la ragion» Colui, che chiede
Di non poter giani mai di sua «velatura
Essere la cagion, dimanda insieme
Di non poter giammai tentar P acquisto 1
Di sua felicità. Questa dal Cielo
320Si vuol, ci s’offre, ed accettarla ancora t.
Or cortese, or severo il cieJ c’invita;
Ma tirannica forza ei non adopra
Dell’eternosuo fato è l’uom soltanto
L’artefice,. e dall’uom solo dipende,,
325Se precipita in seno al cupo abisso:
1Ù in questo piomberà colui, che aspetta
Ad imparar da morte il grande arcano
Deiriiiwnortalita, che in seno ei porta»
Perchè rifiuti ancor la dolce idea
330D’un più lieto avveuir? D J»e l’apprendi,
Quando questo avvenir tema risveglia ft
Più non si britma, e qual menzogna appare,
Se ne muore il desìo; che sempre insieme
Vanno incredulità, tema, e àìì%to*.
335Quando dell’avvenir l’idea si desta