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148 UNDECIMA

180E tal carcere all’ uom minor tormento A
Recato avria della fiammante aurata,
Sfera, cAe rende il suo pensiero ardito 9
brame accende, e a tutta forza- il trae tK
Verso il primo Fattor. Ma in mezzo a questa
185Sublime, speme, in mezzo a tai trasporti )
Ci attende, e chiama il sozzo verme in quella
Polve, che preme, e V implacabil movie
Tutti ci avvolge in sempiterno obblìo* jv*,;
Morte, che sèi nell’ uomo il sólo amico,
190Vieni, deh vien, che in te soltanto io veggi o
Del cielo un dono, e ogni mio mal distruggi.
Ah non soffrir, ch’ io più m’ aggiri in questo
Ermo deserto, se sperar non posso
Altra cuna più lieta, ov’ io respiri,. f
195Da sì lungo penar, dove di pace
Le dolcezze conosca. O morte! E come
Ancor tu ti cangiasti? Un tempo io vidi
Al di là dell’ orror, che ti circonda, - *y
Vidi un Sole immortai, di cui gli amici jj<
200Rai nel ferir queste pupille, aurata:
Luce spargean sulla funesta nube,
Che l’ urna avvolge; ed or che in grembo al nulla
Apre l’ urna il suo seno, oh quale immenso
E terribile abisso in quella io veggio!
205Qual baratro discopre a chi sognate - ’
Le glorie avea del ciel! Che gola orrenda
 Apre,e dilata a divorarmi!... Adunque
Inghiottire egii dehbe in un momento
Quest’ arima, che in se vedea se stessa,- . v
210Che vitk e corse di natura i regni,
Che se stessa pòrto di stella in stella,
E discoprire, e conversar le piacque».
Coi più nobili spirti, e più sublimi,
Che d’ eguagliar tentò: quest’ alma istessa
215St mirabil, sì grande estinta resta
Neir orror di colei, che tutto tteside? <<
Quando sarà distrutto il mondo, e ascoso
Sarà del tetro, universale orrore: