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NOTTE. 145

Entro quel vel, che la sua fronte augusta
>Coprc, e tentai vedere un raggio almeno
65Del mio Bene f attor. Che miro adesso?
Miro un tiranno fier, che vuol ch’io viva 5
E mi nega il mio ben. Egli è ricolmo
jy ogni felicità, di cui non vuole
Che un sol raggio mi giunga. Il tutto eipuote,
70E la miseria mia per lui rimane
Indifferente oggetto. Oh notte oscura,
Renditi ancor più nera, e a! ciglio mio
- Lo nascondi per sempre. Io non ne soffro
La spaventosa idea. Fonnava un tempo
75Questo Nume supremo il mìo contento,
La mia felicità. Lo fuggo adesso, •;
Se pur del nulla è mostruoso amico,,
Solitario tiranno, amale stragi,
E sul nulla regnar fa suo diletto*
80Di quanto egli ha creato io più non posso
Essere spettalor. Or la sua gloria
E’ tormento per me. Dell" universo
Lo splendore m’offende, e i mali mìei
Rende più acerbi ancor. A me che giova *
85D’ammirar la natura allor ch’io soffro;
La vastità vederne allor eli io debbo
Gemere, e confessar, che delle sue /
Meraviglie sì grandi è la maggiore * ’
La miseria delC uomo; e il core in petto
90Sentirmi inorridir mirando in mezzo
Al suo regno in colui, che sol ne puote
La bellezza ammirar, quell’èsser solo
Ch’ebbe in don la ragion, desinali è schiavo f
Che sospira ad un ben, che mai ritrovar’
95E che a strazio maggior si vuol che viva?
La virtude c follìa, delitto enorme
Fj contro la ragion: troppo ci costa,
E quanto soffre i uom per farne acquisto
Privo è di premio. Una menzogna ancora
100La Religion si rznde; ed io non veggio
Più doveri per Cuom. Se alcun ne resta,