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126 DECIMA

Sempre ingannati siam t sempre scontenti
210Di quanto l’ambiziosa avida sete
Saziar promise, ah non possiam dal seno
Svellersi questa brama, e la natura,
Che a più nobile oggetto in noi P impresse *
Senza il nostro voler quella conserva.
215Troppo faro tra noi vantati i sensi,
Che a Pirro espese il Consiglier sagace.
Saggi sembrano allor: ma pur fallaci
Que’ detti son, che dell’eroe la spada
Domalo il mondo avria f ma la ragione
220L’amLizion dell’eroe non, vinto avrebbe.?
L v iiom non puote arrestarsi, e in ogni istante
Tenta in alto poggiar. Un moto interno,
Incapace di freno, un urto ardito.
Sempre lo sprona 5 «l’alma sua solleva •.
225La colmi pur de’ deiii suoi fortuna,
Inceppcrla n©n può, che più vivace
S’agita, s’erge, ed ha di lei vittoria.
Sente il regnante, e sente il vii ti folco
Stimoli d’ambizion. Tra’ lacci suoi
230E’ lo schiavo si fier, quanto sul trono
E’ l’Odrisio Signor; anch’esso esclama
Con l’Assiro Monarca: Olà fermate,
E di mia possa ognun vegga i portemi:
Perchè immortai, come il suo fier tiranno
235Ei si conosce. E’ necessaria all’alma
Una vera grandezza ad altro oggetto*
Che ne mostri il fulgor. Priva d’entrambi
Simil fantasma a se medesma crea..
Quea lode, che l’uomo all’uom dispensa >
240Se le leggi del ciel secenda, affatto
Inutile non è. Del cor l’impera
Han l’orgoglio, il piacer sempre a vicenda.
Del piacere all’amor fu dato in cura
Di conservar la nostra salma, e insieme
245La specie propagarne. In noi fu impresso
Della lode l’amor perchè difesa
Dell’alma fesse, e mezzo a far più illustra