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108 ottava

Stupido, e senza affanno ad altri ei cede.
La ricca eredità, di cui l’uom saggio
Vestito ’un giorno, al sommo Nume accanto
570Coglier deve piacer, che fin non hanno
Quando compiuti sien secoli, e lustri,
Cile tutti un punto sono, e quando al nulla
Tomi il tempo, il dolor, la morte, il fato*
Allor ch’io miro un’alma in folli oggetti
575Il suo vigor, le sue potenze, e tutte
Le sue cure occupar: quando la veggio,
O sia fortuna amica, ovver minacci,
Agitarsi, e passar mai sempre inquieta
D’un piacer dal tumulto a quel che in lei
580Desta un timore, e far ritorno a quello
Quando questo svanisce: allor mi sembra
L’oceano veder, che tutti inalzi
Alle stelle i suoi flutti, e tutte schiuda
~Le voragini sue per farsi gioco
585D’alga vile, o inghiottir povero insetto»
Uomini, che venduti a’ folli sensi,
Con questa vita ingrata all’esistenza
Vostra ponete il fin* da voi, se saggia
La vostra scelta sia, si vegga in fronte
590Al più lieto mortai, ch’ora vi mostro.
D’una brama va in traccia, e questa ottiene;
La rigetta, e d’un’altra ei s’innamora,
Che ben presto gli spiace, e la discaccia.
Cosi passa i suoi dì, l’un dopo l’altro
595Milk oggetti bramando, e niun dì questi
Rende pago il suo cor. Ma sien pur tutti
Compiuti i voti suoi. L’ora fatale,
L’ora che teme ognun, sebbene il passo
Mostri lento d’aver, rapida giunge!
600Oh Dio, come s’affretta, e come vola
La man, che tesse la funerea coltre!
Ove i prim’anni son, che sogno or sono?
Perduti son del tempo entro l’abisso,
E on lungi da noi, come se parte
605Stati non fosscr mai. di nostra vita.