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notte. 103

Di maraviglie ignote, e di portenti,
Dimmi, che proverai? Se di piacere
La maraviglia è fonte, oli qual di gioje
375Piena t’inonderà! Oliali saranno
I tuoi trasporti, alter che il ricca manto,
L’altera maestà, che i raggi piove,
Vedrai dell’increato Esèer, che un giorno
Lasciò cader dalla sua destra i tanti
380Mondi, del suo poter qual breve saggio!
Nè le create cose avranno in faccia
Alla radiante origine sublime
Che il fioco albor d’un fiorellin del prato
In faccia all’astro, al cui favor s’aprìo.
385E che fia mai quel Sol, che in Ciel risplende,
Donde ógni ben si sparge a gran torrenti
Su tutte Fopre sue, di cui la vista ’ "
De’ diletti è il maggior, de’ beni è il sommo?
Tale arcano non svela altri che morte
390Ah quanto poco all’uom costa il possesso
Di sì vasto saper, di tal divina
Felicità! sol col morir s’acquista.
Quanto fia dolce ancora il viver sempre
Dell’eterno Signor co’ tanti figli,
395Che in spazj v.arj or son, che sonò adorni
Di varj pregi, ognun de* quai risponde
All’essenza di loro! Aver con essi’ *
Una brama, un voler! esser di tutta
La feconda, la ricca, ampia natura
400Liberi cittadini! aver possesso
Di ciò che avara entro il suo seno asconde l
Sentir crescere in noi sempre il diletto,
Quanto più l’alma scopre, e vede, e apprende
Tutti del Creator veder gli arcani r
405Scorgere in seno a lui Porcina, la forma
Di tutto quel, che trar dal nulla ei volle;
Mirar tutto il creato accanto all’alta
Alla sublima idea, che in se ne porta:
Senza nube veder che cosa è Dio:
410E il ciglio allor, d’uno in un altro incanto