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100 ottava

255D’immancabili eventi, i quai racchiusi
Stando nel sen <T impenetrabil nube,
L’uomo invano veder tenta, e s’affanna!
La natura vegg’io, che il vasto seno
Apre, e quest’alma di stupor ripiena
260Negli ignoti suoi regni amica accoglie.
Oual incanto godrò, ch<* bei trasporti
Allor ch’io vegga, e ch’io mi stringa al serio
Spirti, qual io sarò, lieti, felici!
Quanti d’un ordin vario esseri, e quante
265Nuove nature io mirerò più belle!
Del Sol ini scorderò, sì, di quel mondo,
Ch’io scorro adesso, e che rapisce, incanta
Ogni mio senso, un più sublime, e vago
Universo l’idea fia che mi tolga •
270Grande immortalità, chi l’esser tuo
Può definir? Chi de’ tesori tuoi
Parlar potrà? So che una vita sei, *
Il cui stame per tutto il corso eterno
Tratto sarà; nè fia che mai somigli
275Quel debol fil, che tutta ordisce, e forma
Della vita mortai l’orrida trama.
Oh quanto è breve il tempo, in cui per l’uomo
Splende del bel pianeta il dolce raggio!
In qual funesto, e miserabil cerchio,
280Ch’or tra noi si ripara, or si distrugge,
Ci aggiriam stilla terra! E fin la stessa
Sanità, che l’uom gode, è un rio malore,
Che un rimedio ogni di frena, e corregge.
L’alma risente anch’essa i gravi danni
285Della macchina nostra. Han sempre in noi
Le più belle virtù qualch’ombra oscura
Che* ne scema il valor; nè giunge mai
Alla felicitade il più animato
Il più caro piacer: questo è soltanto
290Scarso", e raro sollievo a’ nostri mali,
Ch’atti a soffrir ci rende altra sventure •
Abbozzati viventi, il viver nostro
È sul nascer tuttora, e sol siaii giunti