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notte. 97

Veggio un vasto deserto orrido, e veggio
Una fosca region, che il pianto Lagna,
140K che il nero cipresso ingombra, e ciiige;
Una prigione oscura, in cui racchiuso
Sotto il Cielo mi veggio a trar dolenti
I giorni miei. Là nel soggiorno altero
Della fida mia sposa ombre non sono;
145La tutto è ver, tutto è sostanza, e tutto
Salda base sostien, nulla si cangia:
Immutabile è il tutto, è il tutto eterne.
E dove è mai questa region sì bella
D’una vita felice, a cui rivolge
150I suoi fervidi voti ogni uom ch’è saggio?
Languidi troppo del maggior pianeta
L raggi son, che fino a lei non vanno:
li la nobil region d* assai sovrasta
Alle stelle più ardenti, e più remote.
155La morte sol, la formidabil morte
Può sovra il sol, sovra le stelle, e gli astri
In trionfo guidarvi in seno a lei.
Sulla tomba d’Elisa un velo ornai
Tiriam pér sempre. In quella tomba osenra
160La mia sposa non è; che se quel passo
È terribile, è amaro, ella il sostenne
Vedon questi occhi miei, che tende, e vola
All’immortalità. Sorgere io veggio
Ufuovi amabili oggetti, e il lor fulgore.
165Questi occhi miei, questo mio cor consola.
Notte tranquilla, che stai globo imperi,
Tu m’ispira, m’accendi. Io voglio alicorno
Ora mostrar con elevati accenti
Quanto sia l’uomo e portentoso, e grande.
170Ah non fia mai, che dal mio basso ingegao
S’avvilisca l’ohor di tanta impresa.
Or ti desta, 0 mio cor; t’empia, t’accenda
La fiammante del vero aurata luce.
Ah sorga il canto mio sublime almeno
175Quanto nobile è l’alma, e vita acquisti
Come ha l’alma immortai.... Folle! che dissi?