Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/121


notte. 95

60Ver pietà del mio duol sul labaro a forza
Chiamava il riso, e il suo dolor più fiero
Nel profondo del -cor tutto chiude*;
Ma lo strazio maggior soffri a quest’alma
Appunto allor che di quest’alma i mali
65Solea calmare, e consolarmi li lisa.
Tacita in seno a lei slava la morte,
E l’instancabil suo lavoro ignoto
Lentamente avanzando, a’ giorni suoi
Sorda, e sicura disporiea la mina.
70Fiera, attiva costei qual oste ardita,
Che di città superba offende, atterra
Ogni riparo, i suoi tremendi assalti
Senza posa accresceva: e truce in volto,
Ostinata a voler sciolta, distrutta
75Quella salma languente, ogni sòccorso,.
€he dar potesse or la natura, or Parte „
Alla già stanca, ed infelice Elisa,
Vinse, e rese più bello il suo trionfo.
Stelle, che nella n9tte emule al Sole
80Sulla terrai spargete argentei raggi,
Che de’,giemiti miei, del mio tormento
Spettatrici costanti or siete, ah voi
Voi ben sapete quante volte il tetto
Spettro di morte quelle piume inquiete,
85Ove stanco io prendea scarso riposo,
Scosse, agitò sotto il mio capo, e irato
Respinse il sonno, e schiuse, volle a forza
Queste pupille mie, ch’errando incerto
Cadeano, ahimè! sovra l’afflitta e mesta
90Sposa fedel, che mi moriva accanto.
E quante volte in queste lunghe notti, ìln
mezzo al duol, che trafiggeami il core,
li continuo scemar mirava attento
D’una languida vita, a me più cara
95Della vita, che ancor mi accorda il fato!
Qual tormento v’è mai, ch’io tutto in seno
Non sentissi in quel tristo orrido tetto,
t In cui, sempre vegliando, io la vedea. " ’ Già