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i cavalieri dalle lancie arrovesciate; e che ci portavano invece delle figure di pomi, quelli che venivano al seguito immediato di Serse. Dietro ai diecimila fanti era stato disposto un corpo di diecimila cavalieri persiani. E dopo questa cavalleria s’interponeva uno spazio di due buoni stadi: finalmente, veniva tutto il resto della moltitudine disordinata e confusa.
42. Uscendo dalla Lidia, l’esercito di Serse dirizzò primieramente il suo cammino verso il fiume Caico e il paese di Misia. Poi, movendo dal Caico, e avendo alla sua destra il monte Cana, giunse alla città di Carina per la via d’Aterneo. Donde egli passò nei piani di Tebe, attraversando le città di Atramitteo e di Antandro Pelasgico. Quindi, avendo il monte Ida alla sua sinistra, penetrò nella terra iliaca. Dove, avendo voluto sostare la prima notte appiedi dell’Ida, fu sorpreso dal romoreggiare del tuono e dall’impeto delle saette, le quali fecero non piccola strage di quella gente.
43. Arrivato poi che fu l’esercito sulle rive dello Scamandro; per la prima volta, dacché egli si era messo in istrada, s’imbatteva in un fiume lasciato in secco dalla corrente, e incapace a dissetare gli uomini e gli animali. E quivi fu che Serse volle ascendere ai luoghi, dove già sorse Pergamo, la sede di Priamo, desiderosissimo come era di visitarli. E visitati che li ebbe; e presa esatta informazione di tutto quanto; sacrificò mille bovi a Minerva Iliaca, e i Magi celebrarono riti espiatori agli eroi. Dopo i quali fatti, e durante la notte, un grande e improvviso terrore invase il campo persiano. Onde Serse coi suoi, al primo spuntare del giorno, si levarono di là