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e il re aprivasi un intervallo, non dovendo essere fra loro nissun contatto. Nel regio corteo poi andavano innanzi mille cavalieri, espressamente scelti all’uopo fra tutti i Persiani; quindi venivano altrettanti sceltissimi astati; e questi eran seguiti da dieci sacri cavalli, detti Nisei, ornati di magnifiche bardature. I quali cavalli sono denominati Nisei per questo fatto: che esiste una vasta pianura nel paese di Media col nome di Nisea; ed è appunto in tal luogo dove si alleva quella grossa razza di cavalli. Dietro poi ai dieci cavalli summenzionati procedeva fornito di tutto punto il sacro carro di Giove tirato da quattro cavalli bianchi. Il qual carro era seguito da un auriga a piedi che teneva le briglie; imperocché nessun mortale avrebbe mai ardito di mettersi in quella sedia. Appresso compariva la persona del re sopra un altro carro tirato da quattro cavalli Nisei; e stavagli allato, in qualità di auriga, un cotal Patiranfe, figlio di Otane.
41. Questo fu il modo onde Serse fece l’uscita da Sardi: e, ogni volta che gli pareva comodo, passava dall’altezza del suo carro in una vettura da viaggio. Immediatamente lo seguivano mille astati, scelti fra i più forti e più nobili figli di Persia, colle lancie dritte. Indi procedeva un altro migliaio d’uomini di eletta cavalleria persiana; e dopo i cavalli s’avanzavano diecimila fanti raccolti essi pure dal fiore della gente persiana. Dei quali fanti, ce n’erano mille che avevano delle melagrane d’oro sostituite ai puntali inferiori delle aste, e questi mille stendendosi in giro accerchiavano tutti gli altri. I novemila fanti poi, così cinti e serrati da quelli, avevano le melagrane d’argento. E qui è il luogo opportuno di aggiungere, che portavano melagrane d’oro alle loro aste anche