ricolo risieda in questo consiglio, è utile e dicevole che te io esponga. Tu ragioni di gettare un passo sulle rive dell’Ellesponto, e di spingere il tuo esercito attraverso l’Europa nella mira di attaccare la Grecia. Ma può ben anche intervenirci di essere superati per terra o per mare, od in tutti i due modi insieme. Perchè avremo a fare con uomini stimati valorosissimi. E che la riputazione sia giusta, basterebbe a provarlo il fatto luminosissimo che gli Ateniesi, da soli, furono buoni a disperdere tutto quanto l’esercito penetrato nell’Attica con Dati ed Artaferne. E meno male che quella volta la vittoria ellenica fu solamente terrestre. Ma se avverrà che ci assalgano e ci vincano anche per mare; che si dirizzino all’Ellesponto; che distruggano il passo; dimmi, o re, se fatto più orribile potrebbe mai immaginarsi. Né è da credere che io mi diverta a coniare tali supposizioni di mio cervello. Ma di quale e quanta calamità non fummo per poco colpiti, quando tuo padre, dopo avere costrutto un ponte sul Bosforo Tracio, e averne gettato un altro sull’Istro, passò nella terra scitica? Allorché gli Sciti, in tutti i modi possibili, circuivano e sobillavan li Ioni perchè rompessero il ponte sull’Istro, che era stato commesso alla loro guardia. Nella quale occasione, se Istieo, tiranno di Mileto, avesse egli pure seguita la sentenza comune, invece di resisterle, come fece, gagliardamente, le sorti persiane erano sprofondate senza rimedio. Ed è cosa da far raccapriccio al solo udir menzionarla: che dall’arbitrio di un uomo abbia potuto per un istante dipendere la salute del re e del regno di Persia! Non volere tu, dunque, esporti a così grandi pericoli, molto più che nessuna urgente necessità ti ci spinge; e porgi piuttosto benigno orecchio a quanto ti sto per dire. Licenzia per ora quest’assemblea, e poi; quando