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85iSgatìii per i piedi, se li portò via a penzolone dietro le spalle, senteadoli sghignazzare continuamente. E interrogati poi da luì, confessarono come la propria madre li avea già ammoniti di tenersi in gnardia da Melampii/o-, vale a dire, dall’uomo dalle tiatichc negre. Alla quale confessione dei due folletti, aggiunge la favola, che Ercole «oiTÌdesse, lasciandoli andare subito liberi e sciolti; e che si assidesse poi per istracco sopra quel sasso, al quale, per tale riposo, venne appunto il perpetuo nome di satso di Melampigo.
N. ól. ’AttovoaTriao? M i<, AaKcftainova 6 ’ApicJTÓ&r||uoi; OveiSói; re tlxe Kol ÓTindiv. Ttdoxiuv ^é TOidftE i^tìhuìto oOtj ol TiOp oùbtic; èvouc IwpxiriT^uJv K. T. X. (§ 231).
ila checchessia di tutto ci (3, resta pur sampre vero che Aristoiemo, tornato che fu a Lacedèmone, pati ogni sorta di onte e di tillanii:; a tal punto che nessuno Spartano volea prestargli il foco, ecc.
Ci-a uu antichissimo e sacro dovere nei Gi-eci di usare certi determinali affici di reciproca ospitalità verso i cittadini degni di questo Dome e non notati d’infamia. Tra i quali ufSci appunto ’campeggiaiDo quelli, della comunione del focolare domestico, e del permesso di tcreadere la propria lampada colla lampada del vicino. Le quali due coM possono essere benissimo comprese, io credo, nelle generiche pirolc di Ei-odoto: oOte ol irOp où&tii; fvaue ZrrapTitiTéujv. Onde io l’ire con alti’ettanta generalità di senso tradussi: a tal punto che iiiiuno Spartimo volea prestargli il foco. Né fece diversamente ^Adolfo Schoell, tedescamente voltando: Kein Spartiate Hess ihm Iti an seintm Feuer,
(% 52. 6 Tptaoi ’ApiOTÓbrino? KoXeónevo? (y 231). tmii lo chiamavano ARISTODEMO il vigliacco.
’ Col nome ign<:,minioBO, fìsso, consacrato, di tersanti, erano etfettiloDte designati io Isparta tutti coloro i quali avevano, in tempo °i guerra, disertate per viltà le ordinanze, o abbandonato in qualuaijue modo, e senza giustificato motivo, il campo dell’onore, E ì oiicmbili che portavano il marchio di tersante in fronte, non alla ile umiliazioni registrate da Erodoto venivano sottoposti, ma a molte «. Erano esclusi, per esempio, da ogni pubblico ufiìzio; tenevano itimo posto nei cori; dovevano scausarsi per via dinanzi a tutti, dere tempre il luogo anche daffronto ai più giovani; né potevano Sparire in pubblico, altrimenti che in veste lacera e col capo mezzo