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bile fondamento. E il vero è piuttosto: che la politica nazionale sostenuta sull'Istmo, tendendo a combattere il gran nemico non solo dell’indipendenza, ma dei Numi ellenici, dovette naturalmente trovare un perfetto riscontro nella politica religiosa degli Anfizioni. I quali, per conseguenza, non dubitarono di avvalorare e difendere di gran forza ( ma sempre nei loro termini particolari di azione ) l’impresa ellenica contro Persia. E cosi (come già vedemmo in uu’altrt Noti fu, secondo ogui probabilità, deferita al Consiglio anflziouico U punizione degli Siati infetti e convinti di medismo. Percbè gli Stali infetti e conviuti di medismo, coll’aiiito cbe davano al Bnrbsro, dnvevano essere per ciò stesso tenuti qunlt nemici del Nume delfico. Sei passo poi che ci ha dato motivo a ^lesta lunga Nota, Ei-odoto eii’ licitamente ci informa: cbe il traditore Efìalte fu dannato nel cip« per sentenza proininciata dai Pitagori nel convegno autunnale dtfii Anfìzioui. Ma chi erano questi Pilagori, e come essi si diftingnefiO’l’ dai leromnomini, i quali insieme coi PHagori assumevano poi, quanto sembra) il nome comune di A.nfiìionxt Non c’è in verità un completo accordo fra’ ci itici su questo punto. Ma confesso, cbo io sentomi molto attratto verso l’opinione di quelli, i quali fondandoli segnatamente sulla palpabile etimologia del vocabolo /«romnoniini, pensano che i leromnomini fossero quelli fra gli Anfiziooi cheetcrcitavano gli uffici più specialmente sacri del loro grado. Laddon i Pitagori avrebbero avuto in particolar modo il carico della politio e la funzione di giudicanti. Opinione, che trova nova o n<Jn mediont conferma (mi pare) anche nelle parole di Erodoto nel luogo toprillegato.
N. 50. T€ivti bt i"| AvÓTtam aOrri kotù ^dxiv toO oOpEOs, X/iTf ^ KOTù T« AVirrivòv ttóXiv, irpiiirriv toOanv tOjv AoKptbwv ■irpi)<; tuiv \MiUu,v, Kol KOTÒi KcpKiinuJv ^bpoi; (§ 216).
, La qual via Anopea procedi) girando intorno al sommo tnte, e terminando presso Alpeno {prima cillà logrese MMfll fati); dove é il famoso sasso, detto di Melampigo, ’ la sede àa Cereopi.
Questi Cereopi, qui menzionati da Erodoto, si favoleggiav» ckt foisero due fratelli, i quali a guisa di spiriti folletti si prendevtDO, spesso e volentieri, boflU degli uomini; li assalivano, li derubavano,’ in diversi modi li tormentavano. Oltredichè la leggenda dei Ccreof’ e particularmento intrecciata nel mito greco con quella dì Ercole»^ quale, fra gli altri suoi appellativi come mostra anche il citato pi di Erodoto), aveva pure quello di Melampigo. E si diceva, duo cbt; i detti Cerropi tendessero una volta un loro agguato ad ErcoUi in vicinanza dalle Termopile, assalendolo e molestandolo mentre dormiva. Ma che l’eroe, non appena risentitosi, agguantò i cattivelli)
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