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E sembra pure, che nella ricchezza territoriale consisteise per gli Alevadi una delle precipae e più yalide ragioni della comune supremazia. La quale comune «npremazia peraltro egregiamente si accorda con una forma monarchica primitiva, concretata e imperniata in un antico Alerà: poi nel volger del tempo allargataci e trasformatasi ia un governo di pochi privilegiali, secondo il processo quasi dovunque ripetuto e notato nei primi momenti del ciclo dorico. E che, invero, fra gli Alevadi di Larissa, un qualche primato e un certo grado di maggioranza durasse sempre nella famiglia propria, e nella linea diretta di un primo Aleva, mi pare che risulti evidente dal fatto di quell’altro Aleva che comparisce coi primi albori dei tempi storici; al quale si attribuisce ia divisione dell’intera Tessaglia io quattro scompartimohti, non già per farne uno Stato solo, ma una federazione di Stati, a scopo specialmente militare e per difesa comune del paese; costituendo poi se medesimo a cupo della lega tessalica colla dignità e col nome di tagos, ossia di tupremo duce. E quantunque non trovisi documento che provi l’ereditaria trasmissione di quella dignità e dì quel nome, il certo è però che ì successori diretti di Aleva ci vantai-ono sopra un’ostinatissima pretensione.
Ma ciò che importa massimamente, è il qualificare la vera natura del nesso federativo che, da una certa ora in avanti, legò le varie regioni della Tessaglia coi potenti domiuatoi’ì di Larissa. Il quale nesso formava evidentemente ua’allean^a dipendente, consimile alle tante altre allearne dipendenti che s’incontrano nella storia della Grecia; e che bisogna sempre e attentamente distinguere dalle alleanst libere e basate sul principio della eijuagliansa giuridica delle due parti. Imperocché queste alleante dipetidenli si risolvevano, iosomma, in una effettiva supremazia politica dì un popolo sopra un altro; supremazia esereitata certo nella pib mite possibile delle sue forme, ma senza che se ne potesse cambiare perciò la natura o se ne distruggessero le conseguenze. Donde poi veniva uu continuo impulso alla diffidenza o all’oppressione nei dominanti; all’emanceppazioae e alla riscossa nei dominati. Quale altro motivo, infatti, più chiaro, più ovvio, più naturale, può sommi nistrarci la critica per ispie^’ai’e la tresca degli Alevadi col re di Persia, se non atlribueudola al bisogno prepotente che essi sentivano di cercare un appoggio esterno contro quegli alleati Tessali che mordevano il freno, e che stavano forse per fuggire loro di mano, se un valido aiuto non soccorreva dì fuori? Per tenere fermi i soli sudditi di Larissa non avevano certamente gli Alevadi bisogno di Serae. E che negli alleati Tessali covassero realmente dei ti’isti umori contro il primato usurpatosi dagli Alevadi, e contro la loro bieca ed opprimente politica; spiando eglino attentamente la prima buona occasione per liberarseue; ce lo dice chiarissimo Erodoto nelle prime parole del Capo 172’ di questo Libro: I Tessati tutti guanti ti mostrarono pernecessità a principio inclinati alla causa medica. Ma