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viglioso. Donde appresso seguì l’invio della loro ambasciata all’oracolo del6co, il quale dette loro quel responso che abbiamo più su riferito. Siccome poi io credo (e la ragion delle cose avvalora la mia opinione) che Demarato. figlio di Aristone, esulando fra Medi, abbia mantenuto sempre animo grosso contro i Lacedemoni; sussisterà conseguentemente il dubbio, se per vera benevolenza verso la patria, o non piuttosto a dileggio, s’inducesse a fare quello che son per dire. Ma, comunque si spieghi la cosa, il fatto è: che Demarato, il quale trovavasi a Susa, non appena ebbe contezza dei disegni bellicosi di Serse, volle comunicarli subito ai Lacedemoni. E non occorrendogli ali’ mente altra via di possibile trasmissione, la quale non io mettesse in pericolo di essere interrotto e sorpreso, ricorse al seguente ingegno. Presa, cioè, una tavoletta ripiegata da scrivere, e raschiatane via la cera, egli impresse sul legno quel che volea far sapere dei disegni del re: poi riversò daccapo altra cera sopra la sua scrittura, acciocché la tavoletta apparentemente nuda non potesse recare nessun sospetto nelle guardie stabilite lungo la via. Ma pervenuta che fu questa tavoletta « Sparta, i Lacedemoni non avrebbero saputo indovinar nulla senza la guida illuminata della figlia di Cleomene e moglie di Leonida, Gorgo. La quale, dopo aver fatta attenta considerazione di tutto, comandò che fosse raschiata la cera, dicendo: che, sotto la cera, avrebbero trovata scrittura. E avendola obbedita i suoi cittadini, trovarono infatti la scrittura e la lessero; e poi la mandarono in giro per tutta l’Eliade. Tale è almeno la narrazione più vulgata dì questi fatti.